Un’onda di piena sonora, di musica “sontuosa”  e through-composed (senza pause né battute di arresto), concepita all’insegna della grandezza, realizzata in più versioni (3, 4, 5 o 6 ore), tagliate sulla base di moduli sintattici programmati. La mastodontica partitura (653 pagine nella sua versione integrale), la cui composizione ha occupato Landini per cinque anni, dal 2009 al 2014, si inserisce in un lungo percorso di sperimentazione sul tempo musicale che il compositore milanese ha iniziato oltre 15 anni fa e sviluppato alla Columbia University di New York con Jonathan Kramer, massimo esperto in materia. Al suo attivo Landini – per il quale lo studio del tempo, biologico e psicologico, personale e sociale, rappresenta da sempre un’occasione di approfondimento e un motivo ispiratore di primaria importanza – ha già due lunghe Sonate per pianoforte, la n.1 e la n. 2, entrambe vicine agli 80’ di durata ciascuna e già eseguite varie volte in Italia e all’estero.

 

L’idea di fondo che permea la Sonata n.5 è legata al modello di una musica monumentale, felicemente anacronistica rispetto ai ritmi e bisogni della società odierna che ha relegato ai margini i concetti di spiritualità e di monumentalità, a favore dell’immediato, dell’effimero, del “tutto e subito”. L’obiettivo della Sonata è quello di riproporre una dimensione di ascolto lento e rilassato e partecipe, in contrapposizione alla fruizione frenetica, casuale e frammentata, degli audiovisivi e della musica di oggi, per classica o pop che sia.